Valuta il tuo stato metabolico

🧬 Come valutare lo stato metabolico prima di iniziare una dieta: esami utili e segnali da ascoltare

Cos’è lo stato metabolico e perché è importante?

Lo stato metabolico indica come il tuo organismo utilizza l’energia, regola i nutrienti, gestisce gli ormoni e reagisce allo stress e all’infiammazione.

Valutare il metabolismo è essenziale prima di intraprendere un percorso nutrizionale in quanto :
✅ permette di identificare squilibri nascosti
✅ aiuta a evitare diete inefficaci
✅ migliora i risultati nel lungo termine


Perché fare esami del sangue prima della dieta?

Molti pazienti, spesso, iniziano una dieta senza sapere davvero come funziona il proprio metabolismo. Questo è un errore molto comune, infatti, gli esami ematici offrono dati oggettivi e fondamentali per creare un piano alimentare efficace e personalizzato. Per tale motivo, è sempre bene fare prima una visita nutrizionale, con accurata anamnesi prima di effettuare gli esami.


Gli esami del sangue per valutare il metabolismo

1. Glicemia e insulina a digiuno

🔍 sono utili per capire come il corpo gestisce gli zuccheri.
📌 Indicati in caso di fame nervosa, resistenza insulinica, oltre che di PCOS.

2. Emoglobina glicata (HbA1c)

🔍 Mostra la media della glicemia negli ultimi 2-3 mesi.
📌 Fondamentale per valutare squilibri cronici.

3. Profilo lipidico completo

(Colesterolo totale, HDL, LDL, trigliceridi)
🔍 Riflette il metabolismo dei grassi e il rischio cardiovascolare.
📌 Utile anche per valutare infiammazione sistemica.

4. TSH, FT3, FT4 (funzione tiroidea)

🔍 Gli ormoni tiroidei regolano il metabolismo basale.
📌 Tiroide lenta = metabolismo rallentato.

5. Cortisolo

🔍 Ormone dello stress, influenza grasso viscerale e fame.
📌 Stress elevato = maggiore difficoltà a perdere peso.

6. PCR (Proteina C Reattiva)

🔍 Marker dell’infiammazione cronica silente.
📌 L’infiammazione ostacola la risposta metabolica.

7. Ferritina, Vitamina D, Vitamina B12

🔍 Micronutrienti chiave per energia, metabolismo e ormoni.
📌 Carenze rallentano il metabolismo e peggiorano il benessere.


Sintomi di un metabolismo rallentato: come riconoscerli

Molte donne arrivano da me dicendo: “Mangio poco, ma non dimagrisco.” presentano inoltre tutti i sintomi di un metabolismo lento.


Ecco alcuni segnali di un metabolismo “bloccato”:

  • Gonfiore addominale
  • Fame continua o voglia di zuccheri
  • Stanchezza persistente
  • Difficoltà a dimagrire nonostante la dieta
  • Ciclo irregolare o acne ormonale
  • Umore instabile, insonnia

Se ti riconosci, il primo passo non è una dieta generica, ma una valutazione metabolica approfondita che ti consenta prima di sistemare gli squilibri metabolici, poi di perdere peso!


Perché scegliere un percorso nutrizionale personalizzato

Nel mio studio, ogni piano alimentare parte da una valutazione funzionale del metabolismo.
Analizzo quindi:

✔️ esami ematici
✔️ composizione corporea (massa magra, massa grassa, idratazione)
✔️ anamnesi clinica
✔️ stile di vita e abitudini

📈 L’obiettivo è quello di costruire una strategia nutrizionale efficace, sostenibile e su misura.

In conclusione, vi possono essere diverse cause che alterano il metabolismo, ogni persona è unica e merita un piano nutrizionale cucito su misura. Solo attraverso una visita accurata è possibile individuare la causa e trovare la giusta terapia alimentare .


💬 Nel mio studio, non prescrivo “diete preconfezionate” ma costruisco un percorso basato sul tuo stato metabolico, sul tuo stile di vita e sui tuoi obiettivi.


Vuoi iniziare un percorso nutrizionale su misura?

Prenota una consulenza: valuteremo insieme il tuo stato metabolico e costruiremo un piano realmente adatto a te.

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📍 Studio di Nutrizione e Dietoterapia Dr.ssa Rosanna Cangiano- via Stendhal 11, Napoli-Toledo

📍 Studio di Nutrizione e Dietoterapia Dr.ssa Rosanna Cangiano- Corso Europa 147 Marano di Napoli

INSULINO-RESISTENZA

QUANDO PERDERE PESO DIVENTA UNA SFIDA

Hai mai seguito una dieta con impegno, fatto attività fisica con costanza… e nonostante tutto, la bilancia si ostina a non scendere? Potrebbe non essere colpa tua. La causa potrebbe essere l’insulino-resistenza, una condizione sempre più comune, soprattutto tra le donne, che rende difficile dimagrire anche con i giusti sforzi.

COS’È L’INSULINO-RESISTENZA?

L’insulina è un ormone prodotto dal pancreas, e la sua funzione principale è quella di aiutare il glucosio (zucchero) ad entrare nelle cellule, dove viene usato come energia. Possiamo immaginare l’insulina come una chiave, e la cellula come una porta con una serratura.

In una persona sana, la chiave (insulina) apre la porta (cellula) e il glucosio entra facilmente.

Ma in caso di insulino-resistenza, quella serratura si “inceppa”: la chiave non funziona più bene, la porta non si apre, e il glucosio resta nel sangue. Il corpo, per compensare, produce ancora più insulina, creando un circolo vizioso che può causare aumento di peso, fame costante, gonfiore, stanchezza e difficoltà a perdere grasso, soprattutto nella zona addominale.

I SINTOMI PIÙ COMUNI

  • Aumento di peso nonostante dieta e movimento
  • Gonfiore addominale e ritenzione idrica
  • Fame frequente, soprattutto di dolci o carboidrati
  • Stanchezza cronica
  • Difficoltà di concentrazione
  • Irregolarità mestruali

CONSEGUENZE A LUNGO TERMINE

Se non trattata, l’insulino-resistenza può evolvere in diabete di tipo 2, sindrome metabolica, problemi cardiovascolari e squilibri ormonali. Ma la buona notizia è che può essere controllata e, in molti casi, invertita, soprattutto con un’alimentazione mirata.

STRATEGIE ALIMENTARI EFFICACI

Ecco alcuni principi fondamentali:

  • Ridurre zuccheri e carboidrati raffinati (pane bianco, dolci, bibite zuccherate)
  • Preferire carboidrati integrali e a basso indice glicemico (quinoa, legumi, avena)
  • Inserire proteine ad ogni pasto per rallentare l’assorbimento del glucosio
  • Aumentare il consumo di verdure fibrose (broccoli, cavolo, zucchine)
  • Non saltare i pasti: la regolarità aiuta a stabilizzare l’insulina
  • Valutare il digiuno intermittente sotto supervisione

SE TI RITROVI IN QUESTI SINTOMI, NON IGNORARLI

Non è solo una questione di forza di volontà. Se senti che il tuo corpo “non ti ascolta”, forse è il momento di cambiare approccio.

Vuoi capire se l’insulino-resistenza ti sta impedendo di perdere peso?

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Alimentazione Antinfiammatoria

Alimentazione Antinfiammatoria: La Chiave per il Benessere a Lungo Termine

L’alimentazione antinfiammatoria è un approccio nutrizionale volto a ridurre l’infiammazione cronica di basso grado, una condizione silenziosa ma insidiosa che può contribuire allo sviluppo di numerose malattie, tra cui diabete di tipo 2, malattie cardiovascolari, obesità, tiroidite, artrite e alcune forme di cancro.

Questa strategia alimentare si basa sull’assunzione di cibi ricchi di nutrienti antiossidanti, acidi grassi essenziali e fibre, capaci di modulare la risposta infiammatoria del corpo.

L’obiettivo dell’alimentazione antinfiammatoria non è solo curativo, ma anche preventivo: adottare questo stile alimentare significa fare una scelta consapevole per la salute a lungo termine, favorendo equilibrio, energia e benessere generale.

Alimentazione Antinfiammatoria e Tiroidite di Hashimoto: Un Supporto Naturale alla Salute della Tiroide

La tiroidite di Hashimoto è una malattia autoimmune in cui il sistema immunitario attacca erroneamente la tiroide, compromettendone progressivamente la funzione. Sebbene la terapia farmacologica resti centrale nella gestione della patologia, l’alimentazione antinfiammatoria può offrire un supporto importante nel ridurre l’infiammazione sistemica, migliorare la qualità della vita e sostenere il benessere dell’organismo nel suo complesso.

Una dieta antinfiammatoria adatta a chi soffre di Hashimoto e conseguente ipotiroidismo, privilegia alimenti ricchi di antiossidanti, vitamine, minerali e grassi buoni. Frutta e verdura fresche, preferibilmente biologiche e di stagione, forniscono polifenoli e carotenoidi che aiutano a modulare la risposta immunitaria. In particolare, verdure a foglia verde, frutti rossi, carote, zucca e broccoli sono ottimi alleati.

Il pesce azzurro, ricco di omega-3, come salmone selvaggio, sgombro e sardine, contribuisce a contrastare l’infiammazione cronica. Anche l’olio extravergine d’oliva, l’avocado, i semi di lino e di chia sono ottime fonti di grassi antinfiammatori. Anche i cereali integrali, i legumi e le spezie come curcuma, zenzero e cannella giocano un ruolo importante, contribuendo al controllo della glicemia e supportando la flora intestinale, elemento chiave nella regolazione dell’infiammazione sistemica.

È consigliabile preferire cereali integrali naturalmente privi di glutine (come riso integrale, quinoa, grano saraceno e miglio), poiché in molte persone con Hashimoto il glutine può contribuire all’infiammazione intestinale, anche in assenza di celiachia. Anche i legumi, se ben tollerati, possono essere integrati gradualmente, in base alla sensibilità individuale.

Alcuni nutrienti chiave per la tiroide devono essere curati con attenzione: lo iodio, il selenio (presente in noci brasiliane e pesce), il ferro e la vitamina D sono fondamentali per il corretto funzionamento tiroideo e il bilanciamento immunitario.

Vanno invece evitati o fortemente limitati zuccheri raffinati, dolci industriali, farine bianche, alimenti ultraprocessati, carni lavorate e oli vegetali raffinati, tutti fattori che favoriscono l’infiammazione. In molti casi, può essere utile ridurre anche il consumo di latticini e soia, se sospettati di interferire con la funzione tiroidea o scatenare reazioni immunitarie.

Infine, un intestino in salute è un alleato prezioso: il consumo regolare di alimenti fermentati (come kefir, crauti non pastorizzati) o l’integrazione di probiotici può aiutare a riequilibrare il microbiota intestinale, spesso compromesso nelle malattie autoimmuni.

Hai la tiroidite di Hashimoto o sospetti un ipotiroidismo? L’alimentazione può fare davvero la differenza.
Come nutrizionista, ti accompagno in un percorso personalizzato per ridurre l’infiammazione, migliorare l’energia e sostenere naturalmente la salute della tiroide.
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Irsutismo

L’irsutismo è la crescita eccessiva di peli in zone tipicamente maschili come viso, petto, addome inferiore, dorso, cosce.
L’irsutismo è una condizione clinica che si riscontra frequentemente e che riflette, generalmente, un disordine metabolico e ormonale (vi è un disequilibrio tra androgeni ed estrogeni), molto spesso legati all’alimentazione e al peso corporeo. L’obesità non è solo una questione estetica, ma ha un impatto sugli ormoni, favorendo la produzione eccessiva di androgeni (ormoni maschili, per disturbi ovarici o surrenalici). Quando i livelli di androgeni aumentano, i follicoli piliferi rispondono con una crescita eccessiva di peli in aree indesiderate.
Tra le principali cause troviamo la sindrome dell’ovaio policistico, obesità, iperinsulinismo, iperprolattinemia, resistenza insulinica, bassi livelli di SHBG.
Nelle forme più gravi vi è una virilizzazione con modifiche del timbro della voce, alopecia androgenetica grave e ipertrofia muscolare.
L’irsutismo da eccesso di androgeni si accompagna ad altre manifestazioni come acne, pelle grassa, ciclo irregolare, alopecia androgenetica.

Fattori Metabolici e Ormonali Coinvolti e loro effetto sull’Irsutismo
• Insulino-resistenza > aumenta la produzione ovarica di androgeni.
• Sindrome dell’Ovaio Policistico (PCOS)> Causa squilibri ormonali con elevati livelli di testosterone.
• Eccesso di insulina> Stimola l’attività delle ovaie e delle ghiandole surrenali, aumentando il testosterone.
• Infiammazione cronica da alimentazione scorretta >Contribuisce allo squilibrio ormonale e alla crescita anomala dei peli.
• Bassi livelli di SHBG (Globulina legante gli ormoni sessuali) >rendono gli androgeni più attivi nel corpo.

Quali Esami Fare per Capire le Cause?
Se sospetti che il tuo irsutismo sia legato a un problema metabolico o ormonale, questi esami possono aiutarti a fare chiarezza:

• Testosterone libero e totale: misura i livelli di androgeni.
• DHEA-S : controlla la produzione di androgeni surrenalici.
• SHBG (Globulina Legante gli Ormoni Sessuali):se bassa, significa più testosterone libero.
• Insulina e glicemia: indicano la presenza di insulino-resistenza.
• Curva glicemica e insulinemica: per valutare la risposta dell’organismo agli zuccheri.
• Cortisolo: esamina il ruolo dello stress.
• TSH, FT3, FT4: per escludere problemi tiroidei.

Soluzioni Dieto- terapiche: Come Agire sull’Alimentazione per Ridurre l’Irsutismo?
💡 Strategie Nutrizionali Efficaci
• Riduci i carboidrati raffinati: pane bianco, pasta, dolci e zuccheri semplici aumentano la resistenza insulinica.
• Prediligi carboidrati complessi: cereali integrali, legumi e verdure. Segui una dieta a basso indice glicemico.
• Aumenta le proteine sane: pesce, uova, carni bianche e legumi aiutano a regolare la glicemia.
• Scegli grassi buoni ogni giorno: olio extravergine d’oliva, avocado, frutta secca, semi oleosi.
• Riduci i latticini e i prodotti ultra-processati, che possono stimolare la produzione di androgeni.
• L’idratazione è fondamentale per depurare l’organismo
• Assumi ogni giorno fibre: aiuta il metabolismo e l’equilibrio ormonale.
💊 Integrazione Utile
• Mio-inositolo: migliora la sensibilità insulinica, utile nella PCOS.
• Zinco: riduce l’attività dell’enzima che converte il testosterone in DHT (responsabile della crescita eccessiva di peli).
• Vitamina D: supporta il metabolismo ormonale.
• Spezie antinfiammatorie: curcuma e cannella possono aiutare nella gestione della glicemia.
🧘‍♀️ Stile di Vita e Attività Fisica
• Esercizio fisico regolare: migliora la sensibilità insulinica e aiuta il corpo a riequilibrare gli ormoni.
• Gestione dello stress: lo stress aumenta il cortisolo, che può contribuire all’iperproduzione di androgeni.
• Sonno di qualità: il riposo regolare aiuta il metabolismo e l’equilibrio ormonale.

L’irsutismo può migliorare con le giuste strategie nutrizionali e uno stile di vita equilibrato. Non sei sola in questo percorso! 💛
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Acanthosis Nigricans

La presenza di queste macchie scure che provi a lavare via strofinando con forza, non è semplicemente una problematica estetica; è spesso un segno di sottostanti problemi di salute. Riconoscere questo segnale precoce può aiutare a prendere misure preventive per gestire e controllare il diabete.
L’Acantosi Nigrans è  una iperpigmentazione che compare tipicamente nelle zone delle pieghe cutanee: ascelle, inguine, collo. Può essere associata a obesità e malattie dismetaboliche-endocrine come l’insulino-resistenza, la sindrome dell’ovaio policistico, diabete di tipo 2, sindrome metabolica.
Questa condizione si verifica in seguito ad un aumento della produzione di cellule cutanee chiamate cheratinociti e una conseguente iperproduzione di melanina, il pigmento responsabile della colorazione della pelle.
Una delle cause più comuni dell’Acantosi Nigricans è la resistenza all’insulina, una condizione in cui le cellule del corpo diventano meno sensibili all’insulina, l’ormone responsabile della regolazione dei livelli di zucchero nel sangue. L’ eccesso di produzione di insulina stimola la crescita delle cellule della pelle, portando all’ispessimento e all’oscuramento caratteristici.
Le strategie di trattamento prevedono il controllo dell’insulino-resistenza e del diabete: mantenere i livelli adeguati di zucchero nel sangue attraverso cambiamenti nella dieta e l’esercizio fisico.
Nelle situazioni in cui è presente l’obesità, la perdita di peso è un obiettivo chiave. Questo può essere realizzato attraverso una combinazione di una dieta equilibrata e attività fisica regolare, entrambe personalizzate alle esigenze individuali.

I trattamenti dermatologici per la cura della pelle includono l’uso di prodotti come creme o unguenti contenenti sostanze esfolianti o cheratolitiche che aiutano a migliorare la texture della pelle e a ridurre l’iperpigmentazione. In alcuni casi, è necessario ricorrere a trattamenti avanzati come peelings chimici o terapia laser per migliorare l’aspetto della pelle colpita.


Il piano dietetico dovrebbe prevedere un’alimentazione a basso indice e basso carico glicemico; la costruzione del piano alimentare non si limita solo alla scelta di specifici alimenti, ma valuta anche gli abbinamenti, che contano moltissimo nel determinare l’impatto del pasto sull’aumento degli zuccheri nel sangue. Le verdure, ricche di fibra, se abbinate al carboidrato, ne riducono l’indice glicemico. Ecco perché è importante assumerle sempre durante il pasto. Aggiungendo anche le proteine, come carne, pesce o legumi si rallenta notevolmente il rilascio di zuccheri nel sangue.
Rivolgersi a una nutrizionista per un piano personalizzato può essere un ottimo punto di partenza per chiunque voglia adottare questo approccio alimentare.
Per saperne di più contattami in DM


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