Sindrome dell’intestino irritabile (IBS)

Che cos’è la sindrome dell’intestino irritabile IBS

La sindrome dell’intestino irritabile (IBS) è un disturbo funzionale dell’apparato gastrointestinale caratterizzato da sintomi cronici o ricorrenti come:

  • Dolore o fastidio addominale
  • Gonfiore
  • Alterazioni dell’alvo (diarrea, stitichezza o alternanza di entrambe)

Non si tratta di una malattia infiammatoria, ma di un’alterazione del funzionamento intestinale spesso legata a stress, alimentazione, microbiota e ipersensibilità viscerale.

Tipi di intestino irritabile: IBS-D, IBS-C, IBS-M

I 3 TIPI DI IBS

Esistono 3 principali tipologie di IBS, classificate in base alla prevalenza dei sintomi intestinali:

 IBS-D: forma con diarrea predominante

  • Scariche frequenti
  • Feci liquide o non formate
  • Urgenza intestinale

 IBS-C: forma con stitichezza predominante

  • Difficoltà a evacuare
  • Feci dure o a palline
  • Sensazione di incompleto svuotamento

 IBS-M: forma mista

  • Alternanza tra episodi di diarrea e stitichezza
  • Quadro sintomatologico variabile

È fondamentale distinguere correttamente la tipologia per poter intervenire con una dieta e un’integrazione mirata.

La gestione alimentare dell’IBS richiede un approccio personalizzato, soprattutto per quanto riguarda le fibre e gli alimenti fermentabili (FODMAP).

Cosa mangiare con l’IBS: dieta personalizzata in base alla tipologia

IBS-D (diarrea): cosa mangiare

  • Fibre solubili: avena, semi di lino, patate
  • Limitare lattosio, zuccheri fermentabili, dolcificanti
  • Evitare cibi piccanti, fritti, caffeina e alcol

 

IBS-C (stitichezza): cosa mangiare

  • Aumentare l’apporto di fibre insolubili (con moderazione): frutta con buccia, verdure crude, cereali integrali
  • Bere molta acqua
  • Semi di chia o psyllium per migliorare il transito intestinale

IBS-M (misto): cosa mangiare

  • Dieta equilibrata con attenzione ai trigger individuali
  • Diario alimentare per identificare alimenti problematici
  • Spesso si consiglia una fase iniziale low-FODMAP con successiva reintroduzione graduale

Integrazione con probiotici e prebiotici: il ruolo del microbiota

Il microbiota intestinale svolge un ruolo chiave nella comparsa dei sintomi dell’IBS. Per questo motivo, l’integrazione mirata può essere di grande aiuto.

Probiotici per l’intestino irritabile

  • probiotici sono microrganismi vivi che, se assunti in quantità adeguate, migliorano l’equilibrio della flora intestinale.
  • Alcuni ceppi specifici (come Lactobacillus plantarumBifidobacterium infantis) hanno dimostrato efficacia nel ridurre gonfiore, dolore e alterazioni dell’alvo.

Prebiotici: cosa sono e come funzionano

  • prebiotici sono fibre fermentabili che nutrono i probiotici “buoni”.
  • In alcuni casi (soprattutto IBS-D), vanno introdotti con cautela per evitare fermentazioni eccessive.

Integrazione personalizzata

Ogni tipo di IBS risponde in modo diverso all’integrazione. Per esempio:

  • IBS-D → probiotici antinfiammatori e a bassa fermentazione
  • IBS-C → prebiotici e fibre solubili per stimolare il transito
  • IBS-M → alternare strategie in base alla fase sintomatica

Stile di vita e sindrome dell’intestino irritabile

Oltre all’alimentazione e all’integrazione, è essenziale intervenire su:

  • Gestione dello stress 
  • Attività fisica regolare
  • Sonno di qualità
  • Evitare fumo, alcol e pasti irregolari

L’IBS è spesso aggravata da fattori psicosomatici. Il legame intestino-cervello (asse intestino-cervello) è cruciale.

 Affidarsi a uno specialista: perché è fondamentale

La sindrome dell’intestino irritabile non si può autogestire efficacemente senza una diagnosi e un piano terapeutico preciso. Uno specialista in nutrizione clinica può:

  • Identificare correttamente il tipo di IBS
  • Personalizzare la dieta e l’integrazione
  • Evitare carenze o approcci errati
  • Monitorare i progressi nel tempo

Conclusione

La sindrome dell’intestino irritabile è una condizione complessa che richiede personalizzazione, consapevolezza e supporto professionale. Se sospetti di avere IBS, non affidarti al “fai da te”.

 Contattami per una consulenza personalizzata e iniziamo insieme un percorso mirato per il tuo benessere intestinale.

Consulenza online e in sede a Marano di Napoli

FEGATO GRASSO: cos’è, cause, conseguenze e risoluzione con l’alimentazione

Il “fegato grasso” o steatosi epatica non alcolica (NAFLD), è una delle condizioni più comuni nei Paesi occidentali. Colpisce sempre più persone, spesso in sovrappeso e con cattive abitudini alimentari e uno stile di vita sedentario.

Molti pensano che la causa sia il consumo eccessivo di grassi alimentari, ma la verità è ben diversa: nella maggior parte dei casi, il fegato grasso è provocato da un eccesso di zuccheri semplici e carboidrati raffinati, che stimolano l’aumento della produzione di insulina e il conseguente accumulo di grasso nel fegato.

In questo articolo vediamo cos’è il fegato grasso, quali sono i sintomi, le vere cause, e soprattutto come affrontarlo con una dieta sana, naturale e personalizzata.


Cos’è il Fegato Grasso?

La steatosi epatica non alcolica (NAFLD) è una condizione in cui si accumula grasso all’interno delle cellule del fegato. Quando questo grasso supera il 5-10% del peso totale dell’organo, si parla di fegato grasso.

Si tratta di una patologia inizialmente silenziosa, che può peggiorare nel tempo fino a portare a infiammazione (steatoepatite), fibrosi, cirrosi e, nei casi più gravi, a tumori epatici.


I Sintomi del Fegato Grasso

Nelle fasi iniziali, il fegato grasso può non dare alcun sintomo. Tuttavia, con il tempo possono comparire:

  • Stanchezza persistente
  • Pesantezza o dolore nel quadrante destro dell’addome
  • Gonfiore addominale
  • Difficoltà a perdere peso
  • Valori epatici alterati negli esami del sangue (transaminasi alte)

Le Vere Cause del Fegato Grasso

Contrariamente a quanto si pensa, non sono i grassi alimentari in sé i principali responsabili della steatosi epatica. Il problema principale deriva da un eccessivo consumo di carboidrati raffinati e zuccheri semplici, come:

  • Pane e pasta bianchi
  • Riso brillato
  • Biscotti e merendine
  • Zuccheri aggiunti, bevande zuccherate e succhi di frutta industriali

Questi alimenti causano un picco di insulina, l’ormone che regola la glicemia ma che, se costantemente elevato, favorisce l’accumulo di grasso nel fegato (lipogenesi epatica). Inoltre, l’insulina alta ostacola la lipolisi (cioè l’utilizzo dei grassi come energia), portando alla resistenza insulinica, una condizione che è alla base di molte malattie metaboliche.

Altri fattori di rischio sono:

  • Sovrappeso e obesità addominale
  • Sedentarietà
  • Disbiosi intestinale
  • Stress cronico e sonno di scarsa qualità
  • Alcuni farmaci o predisposizione genetica

Diagnosi: Come Capire se Hai il Fegato Grasso?

La diagnosi si effettua attraverso:

  • Esami del sangue (AST, ALT, GGT, trigliceridi)
  • Ecografia addominale (mostra l’accumulo di grasso)

Rimedi Naturali e Dieta per il Fegato Grasso

La buona notizia è che il fegato grasso si può curare in modo naturale, soprattutto se intercettato nelle fasi iniziali. La chiave è modificare lo stile di vita, partendo dall’alimentazione.

🥗 Dieta consigliata per il Fegato Grasso

✅ Cibi da preferire:

  • Verdure a volontà, soprattutto quelle amare (rucola, cicoria, carciofi)
  • Cereali integrali (farro, avena, quinoa, riso integrale)
  • Legumi (lenticchie, ceci, fagioli)
  • Pesce azzurro e uova biologiche
  • Frutta secca e semi oleosi (noci, lino, chia)
  • Olio extravergine di oliva (a crudo)
  • Spezie antinfiammatorie (curcuma, cannella, zenzero)

❌ Alimenti da limitare o evitare:

  • Zuccheri raffinati (saccarosio, sciroppo di glucosio-fruttosio)
  • Farine bianche e cibi industriali
  • Bibite gassate e dolci confezionati
  • Alcol (anche in piccole quantità)
  • Grassi trans (margarine, snack confezionati)

Stile di Vita e Altri Rimedi Naturali

  • Perdita di peso graduale: anche solo il 7-10% può migliorare significativamente la salute epatica
  • Attività fisica costante: almeno 30 minuti al giorno
  • Riduzione dello stress: meditazione, yoga, tecniche di respirazione
  • Sonno di qualità: dormire 7-8 ore per notte aiuta la regolazione metabolica

Integratori e Fitoterapia

Alcuni rimedi naturali possono essere utili come supporto:

  • Cardo mariano (azione epatoprotettiva)
  • Berberina (migliora l’insulino-sensibilità)
  • Omega-3 (antinfiammatori naturali)
  • Probiotici (per migliorare l’equilibrio intestinale)

⚠️ Consulta sempre un professionista della salute prima di assumere integratori.


L’Importanza di un Piano Personalizzato

Ogni persona è diversa. Per questo, un approccio nutrizionale personalizzato è fondamentale. Un piano su misura tiene conto di:

  • Storia clinica e risultati degli esami
  • Abitudini alimentari
  • Obiettivi realistici
  • Presenza di altre patologie (diabete, ipertensione, obesità, PCOS…)

Conclusione

Insulino-resistenza e fegato grasso sono due facce della stessa medaglia: entrambe segnali di un metabolismo alterato e di uno stile di vita da rivedere. Intervenire in modo precoce con dieta, esercizio fisico e controllo medico può invertire il processo e prevenire complicazioni a lungo termine.

Iperinsulinemia: La Minaccia Silenziosa che Precede il Diabete


🧬 Iperinsulinemia: Cos’è, Sintomi, Cause e Come Intervenire

Molti credono che il diabete inizi con la glicemia alta. In realtà, prima che la glicemia si alteri, può svilupparsi una condizione spesso sottovalutata ma fondamentale: l’iperinsulinemia.

🔎 Cos’è l’Iperinsulinemia?

L’iperinsulinemia è una condizione in cui i livelli di insulina nel sangue sono più alti del normale. Spesso è una risposta compensatoria alla resistenza insulinica, ed è strettamente legata a:

  • Prediabete
  • Sindrome metabolica
  • Diabete di tipo 2
  • PCOS (sindrome dell’ovaio policistico)

L’insulina è un ormone prodotto dal pancreas che regola la glicemia facilitando l’ingresso del glucosio nelle cellule. Quando le cellule diventano meno sensibili all’insulina (insulino-resistenza), il corpo reagisce producendo sempre più insulina per ottenere lo stesso effetto. Da qui nasce l’iperinsulinemia.


🚨 Segni e Sintomi dell’Iperinsulinemia

I segni visibili possono comparire anche in giovane età:

  • Acanthosis nigricans: macchie scure e ispessite su collo, ascelle o inguine
  • Fibromi penduli: sono piccole escrescenze cutanee, soprattutto sul collo
  • Acne persistente
  • Irsutismo (nelle donne): eccesso di peli in zone tipicamente maschili

Sintomi più comuni:

  • Stanchezza cronica
  • Fame continua, anche dopo i pasti
  • Debolezza o capogiri post-prandiali
  • Tremori e sudorazione (segni di ipoglicemia reattiva)

🎯 Chi è a Rischio?

I fattori di rischio principali includono:

  • Sovrappeso o obesità
  • Familiarità con il diabete di tipo 2
  • Sedentarietà
  • Dieta ricca di zuccheri e carboidrati raffinati

🔬 Diagnosi dell’Iperinsulinemia

Questa condizione non viene diagnosticata dai normali esami della glicemia. Servono test specifici:

Esami utili:

  • Insulinemia a digiuno
  • Curva glicemica e insulinemica (OGTT 75g)
  • HOMA-IR (indice di insulino-resistenza)
  • Profilo lipidico, transaminasi, acido urico

Valori indicativi:

  • Insulina a digiuno > 10–12 μU/ml (può variare in base al laboratorio)
  • HOMA-IR > 2,5–3 indica insulino-resistenza

🧩 Condizioni Associate

L’iperinsulinemia è spesso correlata a:

  • Diabete di tipo 2
  • Sindrome metabolica
  • PCOS (sindrome dell’ovaio policistico)
  • Ipertensione
  • Steatosi epatica non alcolica (fegato grasso)
  • Dislipidemie

🍽️ Alimentazione per Contrastare l’Iperinsulinemia

La terapia dietetica è la prima linea di intervento per ridurre l’insulina e migliorare la sensibilità delle cellule.

Obiettivi nutrizionali:

  • Ridurre il carico insulinico dei pasti
  • Stabilizzare la glicemia
  • Favorire la perdita di peso (se necessario)
  • Migliorare la risposta insulinica

🧠 Ascolta il Tuo Corpo

Hai notato fame continua, stanchezza inspiegabile, acne ostinata o macchie scure sulla pelle?

Potrebbero essere segnali di iperinsulinemia.


✅ Non aspettare che la glicemia salga.

➡️ Parla con un professionista della salute per eseguire i test adeguati e impostare un piano di prevenzione personalizzato.


🛡️ La prevenzione è la miglior cura. Inizia oggi.

DIETA Low FODMAP


Dieta Low FODMAP: Cos’è, A Chi Serve e Come Funziona

Negli ultimi anni si è parlato sempre più spesso della dieta low FODMAP, una strategia alimentare nata in ambito clinico, ma ormai diffusa anche tra chi desidera migliorare il proprio benessere intestinale. Ma di cosa si tratta esattamente? A chi è rivolta? E come si struttura?

🔬 Cos’è la dieta Low FODMAP?

La sigla FODMAP sta per Fermentable Oligosaccharides, Disaccharides, Monosaccharides And Polyols — ovvero carboidrati a catena corta poco assorbibili dall’intestino tenue. Questi zuccheri, quando ingeriti, vengono facilmente fermentati dai batteri intestinali, producendo gas e richiamando acqua nel colon.

Il risultato? In soggetti predisposti, questi meccanismi possono causare gonfiore, dolore addominale, meteorismo, alterazioni dell’alvo (diarrea o stitichezza) — sintomi tipici della sindrome dell’intestino irritabile (IBS) e di altri disturbi funzionali intestinali.

👥 A chi è indicata?

La dieta low FODMAP è particolarmente indicata per:

  • Persone con IBS (Sindrome dell’Intestino Irritabile) diagnosticata;
  • Soggetti con disturbi gastrointestinali funzionali, come gonfiore persistente, digestione lenta o disbiosi;
  • Alcuni casi di SIBO (Small Intestinal Bacterial Overgrowth), previo parere medico;
  • Pazienti che lamentano disturbi intestinali cronici non spiegabili da patologie organiche.

⚠️ Attenzione: Non è una dieta da seguire per perdere peso, né va improvvisata. È importante affrontarla con il supporto di un nutrizionista o di un professionista sanitario esperto in disturbi gastrointestinali.


🛠️ Come funziona: le 3 fasi della dieta Low FODMAP

La dieta low FODMAP non è una dieta “per sempre”, ma una strategia temporanea e strutturata in 3 fasi ben precise:

1. Fase di Eliminazione (2-6 settimane)

Si escludono tutti gli alimenti ad alto contenuto di FODMAP. L’obiettivo è ridurre i sintomi e “resettare” l’intestino. Tra gli alimenti esclusi troviamo:

  • Legumi
  • Latticini con lattosio
  • Alcune verdure (cipolla, aglio, cavolfiori, porri)
  • Frutta come mele, pere, mango
  • Dolcificanti come sorbitolo, mannitolo e xilitolo

In questa fase, la dieta può sembrare restrittiva, ma è fondamentale per comprendere la reale sensibilità ai FODMAP.

2. Fase di Reintroduzione (6-10 settimane)

Si reintroducono i diversi gruppi di FODMAP uno alla volta, monitorando la risposta dell’organismo. Questa fase permette di:

  • Identificare quali FODMAP causano disturbi;
  • Determinare le quantità tollerate per ciascun gruppo.

Ad esempio, si può testare la reazione al lattosio per alcuni giorni, poi passare al fruttosio, e così via.

3. Fase di Mantenimento Personalizzato

Una volta identificati i propri “trigger”, si costruisce una dieta personalizzata, bilanciata e sostenibile nel tempo. Il piano alimentare sarà:

  • Variegato, ricco di fibre e micronutrienti;
  • Limitato solo agli alimenti effettivamente non tollerati;
  • Adattabile a vita sociale, viaggi e quotidianità.

⏳ Quanto dura la dieta Low FODMAP?

La durata complessiva può variare, ma in genere:

  • La fase di eliminazione dura 2-6 settimane;
  • La fase di reintroduzione può durare altre 6-10 settimane;
  • La fase di mantenimento è a lungo termine, ma con meno restrizioni.

L’intero processo può durare 3-4 mesi, ma i benefici possono essere duraturi, migliorando significativamente la qualità della vita.


📝 Conclusioni

La dieta low FODMAP è uno strumento efficace per chi soffre di disturbi intestinali cronici. Se applicata correttamente e con la guida di un professionista, può portare a una notevole riduzione dei sintomi e a una maggiore consapevolezza alimentare.

📌 Hai bisogno di una guida personalizzata per iniziare una dieta low FODMAP? Contattami per una consulenza nutrizionale su misura.

Valuta il tuo stato metabolico

🧬 Come valutare lo stato metabolico prima di iniziare una dieta: esami utili e segnali da ascoltare

Cos’è lo stato metabolico e perché è importante?

Lo stato metabolico indica come il tuo organismo utilizza l’energia, regola i nutrienti, gestisce gli ormoni e reagisce allo stress e all’infiammazione.

Valutare il metabolismo è essenziale prima di intraprendere un percorso nutrizionale in quanto :
✅ permette di identificare squilibri nascosti
✅ aiuta a evitare diete inefficaci
✅ migliora i risultati nel lungo termine


Perché fare esami del sangue prima della dieta?

Molti pazienti, spesso, iniziano una dieta senza sapere davvero come funziona il proprio metabolismo. Questo è un errore molto comune, infatti, gli esami ematici offrono dati oggettivi e fondamentali per creare un piano alimentare efficace e personalizzato. Per tale motivo, è sempre bene fare prima una visita nutrizionale, con accurata anamnesi prima di effettuare gli esami.


Gli esami del sangue per valutare il metabolismo

1. Glicemia e insulina a digiuno

🔍 sono utili per capire come il corpo gestisce gli zuccheri.
📌 Indicati in caso di fame nervosa, resistenza insulinica, oltre che di PCOS.

2. Emoglobina glicata (HbA1c)

🔍 Mostra la media della glicemia negli ultimi 2-3 mesi.
📌 Fondamentale per valutare squilibri cronici.

3. Profilo lipidico completo

(Colesterolo totale, HDL, LDL, trigliceridi)
🔍 Riflette il metabolismo dei grassi e il rischio cardiovascolare.
📌 Utile anche per valutare infiammazione sistemica.

4. TSH, FT3, FT4 (funzione tiroidea)

🔍 Gli ormoni tiroidei regolano il metabolismo basale.
📌 Tiroide lenta = metabolismo rallentato.

5. Cortisolo

🔍 Ormone dello stress, influenza grasso viscerale e fame.
📌 Stress elevato = maggiore difficoltà a perdere peso.

6. PCR (Proteina C Reattiva)

🔍 Marker dell’infiammazione cronica silente.
📌 L’infiammazione ostacola la risposta metabolica.

7. Ferritina, Vitamina D, Vitamina B12

🔍 Micronutrienti chiave per energia, metabolismo e ormoni.
📌 Carenze rallentano il metabolismo e peggiorano il benessere.


Sintomi di un metabolismo rallentato: come riconoscerli

Molte donne arrivano da me dicendo: “Mangio poco, ma non dimagrisco.” presentano inoltre tutti i sintomi di un metabolismo lento.


Ecco alcuni segnali di un metabolismo “bloccato”:

  • Gonfiore addominale
  • Fame continua o voglia di zuccheri
  • Stanchezza persistente
  • Difficoltà a dimagrire nonostante la dieta
  • Ciclo irregolare o acne ormonale
  • Umore instabile, insonnia

Se ti riconosci, il primo passo non è una dieta generica, ma una valutazione metabolica approfondita che ti consenta prima di sistemare gli squilibri metabolici, poi di perdere peso!


Perché scegliere un percorso nutrizionale personalizzato

Nel mio studio, ogni piano alimentare parte da una valutazione funzionale del metabolismo.
Analizzo quindi:

✔️ esami ematici
✔️ composizione corporea (massa magra, massa grassa, idratazione)
✔️ anamnesi clinica
✔️ stile di vita e abitudini

📈 L’obiettivo è quello di costruire una strategia nutrizionale efficace, sostenibile e su misura.

In conclusione, vi possono essere diverse cause che alterano il metabolismo, ogni persona è unica e merita un piano nutrizionale cucito su misura. Solo attraverso una visita accurata è possibile individuare la causa e trovare la giusta terapia alimentare .


💬 Nel mio studio, non prescrivo “diete preconfezionate” ma costruisco un percorso basato sul tuo stato metabolico, sul tuo stile di vita e sui tuoi obiettivi.


Vuoi iniziare un percorso nutrizionale su misura?

Prenota una consulenza: valuteremo insieme il tuo stato metabolico e costruiremo un piano realmente adatto a te.

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